12. Sogni

27-04-2020 | quarantena

L’agente immobiliare ha il nodo della cravatta grosso come un pugno e il volto nascosto dalla penombra. Parla e gli sta accanto e puzza di dopobarba. Non lo ascolta. La sua attenzione è tutta presa dall’arroganza del nodo. Stefania chiama dall’oscurità in fondo al corridoio. Il nodo si volta di scatto e le va incontro. Percepisce le loro voci basse che si fanno distanti fino a scomparire. Lo lasciano solo fra le pareti rivestite di legno, nel tanfo umido e marcescente della villetta abbandonata. Fra le perline vede un interruttore tondo di ceramica. Sa che manca la corrente, ma fa comunque scattare la levetta. Il corridoio rimane al buio ma, fra il soffitto e il muro, compare una linea di luce. Spegne l’interruttore e la linea scompare. Alza la levetta e la luce torna. Cerca una maniglia, non la trova. Appoggia le mani alla parete e inizia a premere adagio finché scatta qualcosa. Spinge e la parete si apre come una porta. Dietro c’è una scala stretta che sale. La lampadina accesa che pende dal soffitto è avvolta dalle ragnatele. Mette un piede sul primo gradino e sente scricchiolare il legno sotto al suo peso. Sale lentamente appoggiandosi al muro. Qualcosa gratta il pavimento del piano di sopra. Si ferma ad ascoltare, non capisce cosa sia. Riprende a salire e, in cima, a destra, c’è una stanza. La luce entra fioca da una pesante tenda alla finestra. I mobili sono coperti da lenzuola. Un bambino è seduto a terra. Indossa una divisa da scuola privata e pantaloni corti. Gioca con un trenino di legno. Lo spinge e lo trascina nella polvere, le ruote che raschiano le assi del pavimento. Entra nella stanza e il bambino ignora lui e le sue domande. Si china e lo prende in braccio. Il bambino non protesta e abbandona il viso nel suo petto. Scende le scale in fretta chiamando a gran voce. Imbocca la penombra del corridoio dove Stefania gli corre incontro fino a fermarsi di colpo. Lo indica e grida qualcosa con orrore. Si ferma anche lui, si volta e si vede in un grande specchio. In braccio ha uno scheletro. Le ossa si disarticolano e cadono in terra in uno sbuffo di polvere grigia.

Si sveglia. Ha il cuore frenetico. Guarda la camera intontito. Dal balcone filtra l’alba. Stefania dorme accanto a lui, raggomitolata. Fa un respiro profondo e prende il cellulare dal comodino: ancora mezz’ora e lei si alzerà per andare al lavoro. Guarda il soffitto, rilassa i battiti e sente che l’angoscia si sta dissipando nella lucidità che torna a galla. Prima che scompaia del tutto ripercorre il sogno da principio, fissa nella mente i dettagli e prova ad afferrare le sensazioni.
Quando capisce che ormai è perduto si alza, va in cucina, si butta a terra e inizia a fare flessioni.


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