6. Sintomi

09-04-2020 | quarantena

Lilli Gruber appare alla tivù. I capelli quasi arruffati, le sopracciglia sottili, due grandi dischi argentati alle orecchie.
«È sempre così elegante» dice la donna.
Il marito risponde qualcosa, ma le parole si perdono in una serie secca di colpi di tosse.
La moglie si gira a guardarlo e si perde la presentazione degli ospiti della puntata. L’uomo allontana la mano dalla bocca, l’infila sotto al plaid e se l’asciuga sui pantaloni. Sono seduti sul divano del salotto, la luce serale che si infiltra fra le tende a sorprenderli ancora dopo il cambio dell’ora.
«Proprio non mi viene di tossire nel gomito.»
«Potresti almeno non pulirti sui pantaloni.»
«Tanto domani è giorno di lavatrice» dice l’uomo abbozzando un sorriso. Intercetta lo sguardo preoccupato della moglie.
«Non è niente» aggiunge.
«Non mi piace questa tosse.»
«Mi è andata un po’ di saliva di traverso.»
«E la copertina?»
«Cara mia, a ottant’anni me la concedi qualche debolezza?»
«Ti posso concedere anche il semolino se vuoi.»
«Per carità! Piuttosto la casa di riposo.»
«Non mi va di scherzare. Non hai mai avuto freddo.»
«Tò, controlla se vuoi» dice prendendole la mano e appoggiandosela sulla fronte.
Il gesto è spazientito e raro. È un uomo che non perde il buon umore facilmente, Germana lo ha sposato per questo. Un uomo che sorride spesso, forte e generoso. Anche se non le pare che la fronte sia calda, quel gesto brusco la preoccupa. È sicura che non ci sia febbre, ma alla fine si alza lo stesso.
«Dove vai?» chiede il marito.
«A prendere il termometro.»
«Ma va’ là, lascia stare!»
«Non ci costa nulla.»
«Sto bene ti dico!»
La donna va in bagno e l’uomo guarda la pubblicità scorrere. Hanno cambiato quasi ogni spot. Sono aggiornati a tema virus e quarantena. Lo trova sgradevole. Infermieri, tricolori, pacchi di pasta, cassiere, biscotti, città deserte, operai, schermi, compagnie telefoniche, cellulari, gente che sta a casa a cucinare, lavorare, fare ginnastica. Subisce la pubblicità che scorre rapida e rumorosa e pensa che sia indecente.
«Fammelo questo piacere» dice la moglie. È tornata e gli porge il termometro. È preoccupata, il marito lo capisce.
«Va bene» dice. Prende il termometro e, con gesti lenti, tira in avanti l’orlo della maglia e se lo infila sotto l’ascella. Il freddo della punta lo scuote con un brivido.
«Lo vedi che non stai bene?»
«È solo questo aggeggio» dice. «Lo hai sbattuto?»
«Certo» dice la moglie. Sta in piedi ad aspettare. È nervosa.
«Se ti siedi riesco anche a vedere la televisione» fa lui, brusco.
«Tanto dici che sono solo chiacchiere.»
«Tiene compagnia.»
La moglie si siede. Torna la Gruber. Fa una domanda a una donna. La Gruber è in studio, la donna in collegamento. Ormai è la norma. Appaiono tutti da casa, seduti a qualche tavolo, scaffali di libri alle spalle.
«Guarda, è qui a Torino» dice l’uomo. Legge la scritta in sovrimpressione. «Vice presidente confindustria.»
«È bello che sia una donna.»
«In che senso?»
«Ai nostri tempi stavamo in cucina.»
«Sono ancora i nostri tempi.»
«Una volta una cosa simile era impensabile.»
«Sta tranquilla che il presidente sarà un uomo.»
«Eh, il mondo cambia…»
«Non tanto in fretta. Uomo o donna, sempre ladri sono.»
«Ma che vuol dire?»
«Che poi in linea a piegarsi sotto le macchine ci stanno i poveracci come noi.»
«A volte sembra che tu non sia mai andato in pensione.»
L’uomo tossisce di nuovo. Si piega in avanti e tossisce nella mano a pugno. La moglie gli passa un braccio dietro la schiena e gli poggia la guancia sulla spalla. Sente le ossa muoversi sotto gli spasimi. Stringe l’abbraccio, preme il viso e sente le ossa scricchiolare secche. Poi la tosse si placa e il corpo si rilassa. La donna si allontana e osserva il marito.
«Non mi piace» ripete.
«Non è niente» dice lui. Raddrizza la schiena e allarga il petto. Era un uomo grande e forte. Ora è un vecchietto in pantofole che tossisce su un divano in penombra, una copertina sulle ginocchia e gli occhi sporgenti dietro alle lenti spesse. La donna lo vede fragile all’improvviso. Dopo sessant’anni di matrimonio si rende conto per la prima volta che non è più il pilastro su cui ha sempre potuto contare.
«Vuoi un bicchiere d’acqua?»
«Grazie. Devo avere qualcosa in gola.»
Quando la moglie torna dalla cucina l’uomo si sta massaggiando il collo. Beve il bicchiere in due sorsi e glielo restituisce.
«Ora va meglio» dice. Poi, ricordandosi del termometro, si fruga sotto l’ascella. Lo estrae e se lo avvicina al naso.
«Non vedo.»
«Dà qua» dice la donna. Prende il termometro, va alla scrivania, accende la lampada e lo guarda alla luce. «Trentasei e mezzo» annuncia.
«Vedi? Sto bene.»
«Non si sa mai di questi tempi.»
«Sono una roccia io.»
La donna scuote il termometro e prova a rincuorarsi nel sorriso del marito. Alla televisione parlano e discutono pacatamente di riapertura e chiusura.
In sovrimpressione è scritto che il lockdown andrà avanti fino al tre maggio.


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